







>






Dall'inizio della nostra attività di ristorazione abbiamo fatto una
						scelta "culturale" di tipo tradizionale e territoriale. 
L'aggettivo è tra
						virgolette non per esserne diminuito ma per segnalare che ci muoviamo nell'ambito di una cultura
						materiale la quale, pur minore rispetto alle sapienziali, contrassegna il carattere di un popolo
						con altrettanta quotidiana necessità. 
Già grandi letterati/viaggiatori del
						passato - come non ricordare tra i più appassionati innamorati d'Italia Goethe e Stendhal
						- ci hanno insegnato che la gastronomia è una delle fondamentali chiavi interpretative di
						ogni cultura popolare.
(...continua a leggere)
Bormio rappresenta fin dal medioevo l'estrema propaggine
							settentrionale del Milanese - le dimore patrizie Bormiesi che affacciano sulla piazza del
							Kuerc recano ancora l'insegna del "Biscione" - ed è proprio quella scuola culinaria
							lombarda che la nostra modesta ricerca si sforza maggiormente di riproporre, basandosi sia
							sui lasciti familiari che sulle migliori fonti della bibliografia gastronomica. 
Va
							detto che, negli ultimi decenni, la tradizione culinaria Lombardo-Milanese è stata
							probabilmente una delle regionali più neglette d'Italia, offuscata forse dalle
							imperanti mode gastronomiche internazionali più ispirate alle cucine Mediterranea o
							esotiche.
							Non apprezziamo i campanilismi ma, a nostro avviso e se vi piace, c'è molta
							civiltà e storia da assaporare in un menù che inizia più di duemila
							anni fa con la Polenta e le Luganeghe che ci insegnarono le Legioni di Roma, per proseguire
							con i milanesissimi Asparagi al burro che Giulio Cesare apprezzò tanto a detta di
							Plutarco. O con la leggendaria Faraona alla creta dei nostri avi Longobardi, e con le
							invernali e nebbiose Cassöle e i rocciosi Pizzoccheri, fino ad arrivare ai "best
							sellers" internazionali: il Risotto allo zafferano e la Costoletta di lombo di vitello, di
							cui lo stesso Radetzky, con buona pace dei Viennesi, ci riconosce la paternità. E
							cosa dire della sterminata produzione casearia (il Foscolo si divertiva a "sfottere" Milano
							chiamandola Panneropoli) e della grandissima salumeria, entrambe strettamente imparentate
							con la vicinissima Emilia?
							E infine come non considerare patrimonio di tutta la nazione il Panettone?
Con il Bistrot abbiamo inoltre coerentemente scelto di abbinare al ristorante anche il "format" della atavica - e oggi un poco derelitta - osteria lombarda. La nostra gastronomia infatti è ricchissima di semplici piatti popolari che faticherebbero a trovare posto nel più complesso - e costoso - menù del ristorante. Il Bistrot ci consente di ovviare a questa discrasia e di offrire umili ma irrinunciabili gioielli culinari ad un prezzo contenuto e in porzioni più agili, pur rimanendo fedeli al mandato di alta qualità che ci siamo prefissi.
Questa è la nostra cultura alimentare che proponiamo, sia detto chiaramente, senza intenti museali. In cucina le materie prime sono sceltissime, rigorosamente di stagione e che abbiano percorso il minor numero possibile di chilometri per arrivare sulla tavola. Le cotture e la conservazione rispettano i requisiti della gastronomia contemporanea, consentendoci di poter gustare quella storia senza patirne le controindicazioni. Infine, e fin dal nostro inizio, non facciamo uso di prodotti industriali o semilavorati e combattiamo, con il nostro lavoro artigianale, lo spreco alimentare.
I criteri della nostra selezione.
						Via M.Longa 5, 23032 - Bormio
					
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 22.00
Per Prenotazioni:+39 0342 910864
					Per il settimo anno consecutivo, grazie alla Guida de